Perché dovresti impegnarti per fare spazio

Ti porto qualche risorsa interessante e qualche considerazione utile.

Ultimamente mi sto facendo spesso una domanda:

“Come posso vivere meglio?”

Tengo molto alla crescita personale e la curo ormai da qualche anno.

Prendere però una strada e mettere il pilota automatico ti può portare a non vedere dove ti stai dirigendo.

Parlo spesso di lavoro e produttività —e di digital e social come alcuni tra i miei mezzi preferiti per raggiungere i miei obiettivi nei primi due ambiti.

Dov’è il problema allora?

Nel fatto che i social sono luoghi potenzialmente dannosi, e spesso giustifico un utilizzo intenso di queste piattaforme con il fatto che ci lavoro.

La verità? Non è così.

Come tutti, abuso dei social media e sono incastrato nei meccanismi che sfruttano per rubarci l’attenzione.

Crescita personale vuol dire anche sapersi mettere in discussione e tagliare le abitudini sbagliate.

Questa settimana, il post di Nathaniel Drew mi ha ricordato come i social ci rubino gran parte del nostro tempo.

Avevo già visto un altro suo video di qualche mese fa in cui raccontava la sua pausa digitale durata circa un mese e mezzo.

Da lì sono emerse alcune considerazioni interessanti:

1. non abbiamo bisogno di sapere costantemente cosa fanno i nostri amici o le persone che abbiamo deciso di seguire

2. su queste piattaforme c’è tanto rumore, tanti trigger mentali che ci spingono a starci sempre di più e una possibilità alta di pensare che la nostra vita non sia all’altezza di quella degli altri.

Il risultato? Mi sono preso una settimana di pausa da Instagram.

Posso solo pubblicare (preferibilmente da Creator Studio) e gestire piccole task di lavoro.

Questo è una specie di esperimento necessario a vedere sia quanto sono intossicato sia quanto può migliorare la mia giornata senza quel social che, almeno per me, è il peggiore.

L’idea è, ovviamente, quella di usarlo permanentemente solo per creare e condividere, utilizzandolo da consumatore il meno possibile.

Rimpiazzarlo con Facebook o Twitter avrebbe lo stesso effetto.

Ho notato, però, che uso poco questi altri social e seguo davvero solo professionisti o gruppi di settore. Stesso discorso vale per YouTube, che uso di più ma che mi lascia sempre qualcosa di utile.

Quello che vorrei ottenere nei prossimi anni è un uso sempre più limitato dei social ed esclusivamente da creator.

Credo diano ovviamente enormi opportunità—lavorative e di networking—ma se non ci limitiamo finiamo per abusarne e per rendere la nostra vita sempre più inutilmente piena di stimoli a metà.

Dobbiamo fare spazio.


L’altro giorno Ali Abdaal ha pubblicato questo tweet molto interessante.

Parla di ciò che farebbe se dovesse incominciare nuovamente da zero online.

Per lui, l’opzione migliore sarebbe creare un sito web con il proprio nome come dominio (es: vittoriofaraco.com) e pubblicare note ed appunti da libri, podcast o altra roba interessante con cui veniamo in contatto.

Poi, valutando la propria area di competenza, troverebbe e studierebbe dei pdf di ricerche scientifiche mediche e li racchiuderebbe in articoli per il blog.

Farebbe la stessa cosa—riproponendo i contenuti—su YouTube e Twitter.

In sostanza, questa idea prevede di usare i propri input come output su cui aggiungere considerazioni e pensieri.

Molti fanno così in rete, come nateliason.com, riscuotendo un gran successo.


Penso che questi siano temi che dovremmo tutti trattare con più consapevolezza.

Sono il primo a elogiare le opportunità che ci sono online, ma farci controllare da questi strumenti ci rende costantemente insoddisfatti.

Per essere più presenti dobbiamo smettere di aprire compulsivamente Instagram & co. e pensare ai social come strumenti con cui sviluppare carriere o dare degli stimoli positivi.

Ti farò sapere come andrà l’esperimento e le conclusioni che ne trarrò prossimamente.

Noi ci sentiamo presto,

Vittorio

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