La produttività è tossica

Il nostro rapporto con la produttività deve cambiare.

Spesso parlo di temi correlati, quindi questa frase potrà sembrarti ipocrita detta da me.

Ma non è così.

Lo ammetto, anch’io in passato sono caduto nella “trappola” della produttività.

Cercare di fare di più, ottimizzare il tempo a mia disposizione, sacrificare la vita sociale, frustrarmi per il mancato raggiungimento di alcuni obiettivi…

Purtroppo posso spuntare tutte queste attività.

Col tempo, però, ho iniziato a provare un po’ di repulsione per questo mondo.

Mi sono fatto alcune domande: a cosa serve tutto questo? La mia vita cambierà così tanto se rispetterò queste micro-imposizioni? Non è che mi sto perdendo qualcos’altro?

E le risposte non sono state così semplici da digerire.

In quest’ultimo periodo ho rimesso in ordine le mie priorità.

Ho capito che i traguardi lavorativi e professionali sono perfettamente raggiungibili, e neanche così ferrei per me.

Cambio spesso idea.

Cambio spesso passioni.

Non voglio annullare altre parti della mia vita in nome di obiettivi che magari raggiungerei lo stesso o che potrebbero cambiare fra qualche anno.

Fortunatamente ho scoperto che tanti altri la pensano allo stesso modo.

Come spesso accade qui in questa newsletter, voglio consigliarti un video di Nathaniel Drew, uno dei creator che più ammiro:

Anche lui ha parlato spesso di temi collegati alla produttività.

Ma in questo video l’ha detto chiaramente: “non mi associate a quello, quello che faccio qui è condividere le gioie della mia vita, le mie esperienze.”

Il punto è che la produttività estrema non porta alla felicità.

Non è ottimizzando al dettaglio le proprie giornate o cercando di fare sempre più cose che ci avviciniamo all’essere sereni.

Quello che conta nella vita sono le esperienze, e le emozioni.

Certo, lasciare tutto al caso non ci porta sulla buona strada.

E alcune esperienze ed emozioni sono collegate al raggiungimento di traguardi che richiedono lavoro metodico per essere raggiunti.

Un minimo di organizzazione, di pianificazione e di guida servono.

E infatti non è quello che stiamo demonizzando qui.

Il problema nasce in un altro momento: quando tutto questo diventa una scusa per sottrarci alle occasioni che la vita ci offre.

Ci sono emozioni che non possono essere pianificate.

Ci sono occasioni che non hanno nulla a che vedere con quante ore stiamo davanti al pc.

Usiamo il lavoro, l’impegno, il sacrificio solo come strumenti.

Quando il fine diventa lavorare un’ora in più, vantarci di quanto presto ci svegliamo o reprimere in qualsiasi modo la nostra natura più spudoratamente umana, possiamo capire di essere in trappola.

Se vuoi capire meglio il mio concetto di occasioni e cose che contano, guarda i video di Nathaniel, o di Yes Theory.

Fammi sapere la tua.

A presto,

Vittorio


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